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Commenti al testo di Antonio Ciavolino
Stanze - Un intreccio di vimini coi manici

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 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 21:08:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Non esageriamo, Ferdina’ - sorrido - per quanto, talora, la condizione dell’esule, ancorché dolorosa, spalanca orizzonti inesplorati e dove l’esilio preluda ad un ritorno alla dimora propria, vantaggiosi alla sperimentazioni di se stessi, delle proprie risorse sconosciute, delle reazioni personali di fronte a un mondo nuovo da vivere, a mio onesto parere. Grazie per la lettura
e la nota. Alla prossima.

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 21:03:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Ringrazio Antonio per la sua chiarezza e competenza. Io sinceramente sono partita da un altro percorso del termine hybris, che è sia quello sanscrito di upàri gurus, sia quello archetipico del Trickster. Figura, quella di hybris, quanto mai attuale. Ma anche Shskespeare con Puck ... e poi, tanto per non confondere, hybris nel senso di soglia, di tentativo continuo di oltrepassamento - riconduce al mito biblico della lotta di Giacobbe con l’angelo, che poi è lo stesso Signore che mette l’uomo a confronto con la sua istanza divina, non ancora integrata. Ma il mio è uno studio, per quanto riguarda quest’ultima parte, e sicuramente faccio errori nell’interpretare! Ci tenevo a condividere queste mie minute e imprecise riflessioni, perché il mio commento voleva essere un apprezzamento e un segno di ammirazione, non certo una critica. Inoltre leggere testi che trovo colti, interessanti e così ricchi di spunti mi incoraggia a cercare, a non addormentarmi sul poco che so. Certo, il rischio è quello di non saper interpretare e invece illudersi di saperlo fare!

Cristina carissima, quand’anche fosse stata una critica, la tua nota, non l’avrei apprezzata di meno. Ti riconosco studiosa attenta e sicuramente preparata per affrontare i mille vicoli e vicoletti i quali si articolano lungo la via maestra. Così come noto una applicazione tua personale per un approfondimento sia spirituale che più pragmaticamente interpretativo. Quanto alla frase che conclude la tua nota, ecco, mi fa tornare in mente l’asserzione di Stephen Hawking il quale asserisce, e condivido, che il peggior nemico della conoscenza non è l’ignoranza ma la pretesa di conoscere.
Ti saluto caramente.
Stai bene!

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 20:54:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Grazie Loredana,
sei generosa e mi gratifichi non poco.
Stai bene.
:) alla prossima.

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 20:53:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Concordo, Ape di luce, ci sono scoperte interiori che non possono essere né censurate né tanto meno autocensurate, tuttavia, dopo l’entusiasmo iniziale per una nuova rivelazione personale, un discrezione riservata, non una censura, suggerirebbe di trovare moderazioni e meditazioni più approfondite sia per il rispetto glorioso di se stessi, sia per favorire, in un silenzio casto, l’approfondimento che conduce ad ulteriori scoperte nuove.
Le terre dello spirito, sono sconfinate.

Un luminoso saluto al miele.

 Ferdinando Battaglia - 29/06/2015 20:48:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Firmo il libro degli ospiti, ammirato di tanta cultura (solo i commenti credo valgano un seminario accademico), confuso e affascinato rimiro le stelle. E che altro potrei fare?
Leggo Antonio, Pigy, Cristina, Loredana, gli altri... E un senso di esilio mi prende, di lontananza ovvero di trovarmi straniero in una "terra" ambita ed amata ma non "posseduta" nella sua lingua.

Grazie.

 Cristina Bizzarri - 29/06/2015 17:27:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Ringrazio Antonio per la sua chiarezza e competenza. Io sinceramente sono partita da un altro percorso del termine hybris, che è sia quello sanscrito di upàri gurus, sia quello archetipico del Trickster. Figura, quella di hybris, quanto mai attuale. Ma anche Shskespeare con Puck ... e poi, tanto per non confondere, hybris nel senso di soglia, di tentativo continuo di oltrepassamento - riconduce al mito biblico della lotta di Giacobbe con l’angelo, che poi è lo stesso Signore che mette l’uomo a confronto con la sua istanza divina, non ancora integrata. Ma il mio è uno studio, per quanto riguarda quest’ultima parte, e sicuramente faccio errori nell’interpretare! Ci tenevo a condividere queste mie minute e imprecise riflessioni, perché il mio commento voleva essere un apprezzamento e un segno di ammirazione, non certo una critica. Inoltre leggere testi che trovo colti, interessanti e così ricchi di spunti mi incoraggia a cercare, a non addormentarmi sul poco che so. Certo, il rischio è quello di non saper interpretare e invece illudersi di saperlo fare!

 Loredana Savelli - 29/06/2015 15:36:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"giungendo, fiero ponte di cretini
che indossano nitori di sepolcro
ad ignorare il lapis, la conchiglia,
quel fiore chiaro autentico e imprudente
che sfida il vento con la sua corolla."


Intendevo questa.

 Loredana Savelli - 29/06/2015 15:34:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Apprezzando la fattura dei versi, scelgo questa come manifesto del poeta onesto.

Un saluto

 Ape di Luce - 29/06/2015 14:36:00 [ leggi altri commenti di Ape di Luce » ]

Sono d’accordo sull’autocensura se si parla di stile di scrittura.
Bisogna sempre ritornare sui propri testi, giusto.
Rivederli il giorno dopo, scoprire nuovi equilibri.
Ma su altro non tanto... ci sono scoperte interiori che non si possono autocensurare. O sbaglio?

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 14:10:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]



Ringraziamenti ad Ape di Luce alla quale rispondo che sicuramente dietro la superficie brilla il sole, diversamente saremmo preda di una tenebra perenne, il che, a dirla tutta, non è. Trovo, personalmente, che autocensurarsi sia una scelta indovinata, talora, che implica la capacita di rivedersi, rileggersi, rivisitarsi onestamente e se è vero che la miglior parola è quella che non si dice e anche vero che sovente diciamo qualcosa perché vogliamo dire qualcosa, e non perché realmente abbiamo qualcosa da dire, nel qual caso, autocensurarsi risulterebbe la scelta giusta.
Grazie Ape
:)
Alla prossima.

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 14:03:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]


Saluto che ricambio di slancio P G. Il commento che hai formulato è quello che ogni autore sogna d’avere, in calce ad un suo testo. E’ una nota che integra ed aggiunge, propone prospettive altre, altre notazioni di riferimento e rimandi colti ed opportuni, del che te ne ringrazio molto.
Colgo l’occasione per sgomberare il campo da sospetti di supponenza, nella NdA, là dove, nel finale, si potrebbe intendere una snobistica asserzione, come se ’la mia’ fosse poesia e il resto, tutto fuffa. Non è così. Di fatti, citavo Stefano Valbonesi, il quale, tentando di definire la poesia, ci provava per negazione. cioè, quel che poesia non è, ovvero uno sfogo, un rimettere emotivo, un sputo indovinato. Purtroppo non so correggere i commenti, anzi, temo che non sia possibile, dunque approfitto della tua gratificante nota.
:)
Stai bene Pigy!


 Giuliano Brenna - 29/06/2015 13:35:00 [ leggi altri commenti di Giuliano Brenna » ]

Sì bella discussione e molto interessante, in fondo è parlando di quello che amiamo e sentiamo che esprimiamo noi stessi, in misura assolutamente maggiore di quando ci mettiamo a fare inutili proclami. Il discorso che si sta sviluppando mi affascina molto e spero che chi è più ferrato, come noto dal tono della conversazione illumini chi, come me, poco conosce certi sistemi e certe teorie. E per tutto questo e molto altro mi sento di ringraziarvi.

 Ape di Luce - 29/06/2015 13:23:00 [ leggi altri commenti di Ape di Luce » ]

Grazie, molto bella, e che interessante discussione, complimenti.
A volte siamo noi i primi ad autocensurare ciò che ci appartiene.
Questo è molto strano. Tutto appare molto strano e incomprensibile.
Chissà, forse qualcuno potrebbe spiegarmelo.
In poesia, o con altri linguaggi.
Usando il mito. In fondo persino la scienza è un mito, μύθος nel senso di narrazione.
La cosmologia ha molto a che fare con l’accettazione o il rifiuto di quello che siamo.
Traslazioni e rimozioni di oggetti nostri.
Censuriamo qualcosa di oscuro che ci spaventa, ma forse dietro la superficie brilla altrimenti il sole.

 Pigy - 29/06/2015 12:52:00 [ leggi altri commenti di Pigy » ]

«Brano contemplato» ovvero «testo meditato e strutturato» questo tuo, compreso nei termini di una versificazione raffinatissima (qualità che ho sempre ammirato nei tuoi scritti)…trovo la simbologia numerica una fascinazione ulteriore a impreziosire un’inventio che già brilla di luce propria. Sui contenuti sollevo il giudizio, non mi sento di alimentare una polemica che trovo pretestuosa e priva di fondamento. Il tono di certi commenti che ho letto di recente mi sembra molto più adatto a una bocciofila di borgata che a una rivista letteraria…
Illuminante la nota sulla ὕβϱις, ma vorrei coglierne una sfumatura ulteriore
a parziale chiarimento di quanto si sta scrivendo su queste pagine: a proposito del «folle volo» dell’Ulisse dantesco (come non pensare a un peccato di ὕβϱις?) parte della critica rileva non a torto che Dante si rifà a una tradizione cortese-cavalleresca, presente nel Trésor di Brunetto Latini dove si legge del cosiddetto “fol hardment”: «Follia, folle ardimento è un traboccare della magnanimità in eccesso, un esporsi a grandi, insuperabili pericoli: qualcosa che nasce da virtù ma non è più virtù perché dalla medietà trapassa in eccesso» (Forti). Inutile citare Aristotele, campione della medietas come prima tra tutte le virtù. L’eccesso è sempre irragionevole, anche se ispirato dalle migliori intenzioni, e se la censura è cifra di tracotanza, prevaricazione, l’autocensura a volte è solo ragionevolezza, buon senso…
Un caro saluto

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 11:54:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Mi piace ringraziare il Signor Brenna per certi fatterelli che sappiamo noi...

ben fatto Mr.

!!

 Giuliano Brenna - 29/06/2015 11:52:00 [ leggi altri commenti di Giuliano Brenna » ]

La spiegazione aggiunge alla bellezza del testo una bellezza che riuscivo solo a percepire. Complimenti.

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 11:50:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

La mia nota in risposta alla signora Bizzarri, contiene un refuso che correggo: non hibrys, come ho erroneamente scritto, ma hybris.

Aggiungo che, per i romani hybrida significava ’bastardo’

In matematica ed in chimica ha significati pressoché similari, quanto all’unione o mescolazione di fattori differenti (orbitali)

In psicologia, rappresenta un "restringimento della coscienza"

Quanto poi, cogliendo l’occasione, all’angelo di Geova, YHWH o יהוה che definir si voglia e il suo corrispettivo demone personale, ecco, personalmente tento, magari malamente, di superare quel dualismo che allontana dall’Uno.

Grazie

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 11:13:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Grazie, Cristina Bizzarri per la lettura e la nota.
tengo a precisare che il termine ’hibrys’ ha un significato altro da quello che Ella indica.

Hybris (ˈhyːbris, in greco antico ὕβϱις, traslitterato in Ýbris) è un topos (tema ricorrente) della tragedia greca e della letteratura greca, presente anche nella Poetica di Aristotele. Significa letteralmente "tracotanza", "eccesso", "superbia", “orgoglio” o "prevaricazione".

Grazie

 Antonio Ciavolino - 29/06/2015 10:49:00 [ leggi altri commenti di Antonio Ciavolino » ]

Nota dell’Autore:

Codesto è un brano contemplato e presenta alcune particolarità.
Si tratta di 7 strofe di 5 endecasillabi ciascuno (7x5=35) più 2, uno all’’incipit e uno in chiusa (35+2=37)
Dunque sono 37 versi endecasillabi e 37 è un numero primo, e davvero magico: oltre a ridursi all’unità 37=3+7=10=1+0=1, è un numero stellato, un numero esagonale centrato, naturale e idoneo. Non mi dilungo e rimando a --->>> https://it.wikipedia.org/wiki/37_(numero)
Così, questa è una poesia ’composta’, non scritta. E’ un testo meditato e strutturato, non è uno sputo di emozione né un vomito di getto, né una fortuita, fortunata combinazione.

grazie

  Cristina Bizzarri - 29/06/2015 09:19:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Un sapiente, prezioso e libero cantare dell’indipendenza intellettuale - perché sempre di intelletto si tratta - screziata da riflessi che virano dall’oro al viola scuro. E non può non abitarci, tutti, questa ambivalenza. Si chiama hybris. È in tutti, nessuno escluso, Antonio. La tua spledida poesia ne è essa stessa intessuta. Come, altrimenti, potrebbe chiamarsi poesia se non fosse questa continua lotta con l’angelo di Jahweh, che ci è demone per la nostra crescita ed evoluzione?